Mi rendo conto
che non essere d’accordo con la seconda persona più influente al mondo, secondo
il periodico statunitense Fortune, può sembrare idiota, ma prima di passare a
Draghi permettetemi di riportarvi la definizione di idiota secondo Gramsci, la
considero preliminare per comprendere il seguito.
Gramsci rispondendo
a un dileggio del Corriere della Sera sui socialisti, definiti rozzi e
ignoranti, nell’edizione torinese dell’Avanti il 17 gennaio 1917, nel ’17 non
esisteva ancora il partito comunista, chiarisce il significato della parola Idiota.
“Idiota: parola nobilissima di origine greca. Idiota
significa prima di tutto soldato semplice, soldato che non ha nessun gallone.
Significa in seguito: chi pensa con la propria testa, chi è proprio, chi non si
è ancora assoggettato alla disciplina sociale vigente. Quando questa mancanza
di disciplina all’ordinamento sociale diventa una colpa, la parola incomincia
ad assumere un significato offensivo. Ma in sé e per sé non racchiude nessuna
offesa. Ha un significato sociale, non individuale. Idiota è chi è diverso, chi
pensa e parla diversamente dalla maggioranza.” Chi pensa con la propria
testa, chi non crede all’efficacia
taumaturgica delle frasi fatte, del tipo“lo chiede l’Europa”.
Da quanto
riportato sui giornali, Draghi nella sua audizione al Parlamento italiano ha
detto che dobbiamo cogliere l’attimo fuggente e migliorare la nostra produttività,
perché, dice il Governatore “Già nel 1999, prima dell’entrata dell’euro la
crescita potenziale dell’Italia si è ridotta dal 2.5% all’1.5%”, quindi il
problema italiano consiste nelle piccole e medie imprese che “hanno una
produttività inferiore alla media, in presenza di una regolamentazione che le
incentiva a rimanere piccole” e che non fanno abbastanza innovazione. Non
capisco come i nostri piccoli e medi imprenditori possano accettare questa
sorta di auto razzismo, io non l’accetto.
Consideriamola l’affermazione
di Draghi: “Già nel 1999, prima dell’entrata dell’euro la crescita potenziale
dell’Italia si è ridotta dal 2.5% all’1.5%”. Vero, anzi supermarioverissimo.
Peccato che Draghi ometta di dire una cosa importante, che nel 1996 l’Italia rientrava
nello SME, l’anticamera dell’euro, che la lire nel 1996 subì una rivalutazione
dovuta sia al saldo attivo delle partite correnti che all’entrata nello SME per
prepararsi all’euro. Draghi omette di dire che nel 1992, anno della famosa
svalutazione e dell’azione del Governo Amato, l’Italia era uscita dallo SME, che
aveva recuperato la flessibilità del cambio, che le sue esportazione erano
aumentate, che il saldo delle partite correnti dal 1992 al 1996 era
positivo e in crescita, il Governatore si scorda che dal 1996 al 2000, per effetto della
rigidità del cambio e della rivalutazione della Lira, il saldo attivo delle
partite correnti ha cominciato a diminuire, per passare in terreno negativo nei
primi anni dell’euro.
Peccato che Draghi
non dica che dal 1992 al 2000, la produttività in Italia è aumentata più dei
salari reali, per poi appiattirsi con l’entrata dell’Italia nell’euro. Altro
che piccole e media imprese poco produttive, provate a togliere dalle nostre
imprese il macigno della rigidità del cambio e poi vedremo.
Peccato che
Draghi tutto questo non lo dica.