sabato 24 dicembre 2016

Compagni Fascisti


Parlare della locuzione “Compagni Fascisti”, in tempi di precarietà diffusa, può sembrare inutile, nella realtà questo apparente ossimoro, può aiutarci a capire molte cose, perché non c’è lavoro, perché il risparmio non è più garantito. Perché per esempio ci prendono in giro quando dicono di voler tutelare il contribuente, ma nello stesso tempo fanno pagare le conseguenze di un sistema bancario europeo assurdo ai risparmiatori, dimenticando che contribuente e risparmiatore sono nel 99% dei casi la stessa persona, mentre il restante 1% talvolta è uno svogliato contribuente che sa benissimo come salvaguardare il proprio risparmio.
La storia ci insegna che la differenza tra destra e sinistra non è sempre stata netta e chiara. “Compagni Fascisti” è un arzillo vecchietto quasi centenario, infatti, risale al 9 ottobre 1919 la sua comparsa in un discorso ufficiale. All’inaugurazione del primo congresso dei Fascisti a Firenze, Mussolini, preceduto da un’ovazione, iniziava così il suo discorso: “Compagni Fascisti, non so se riuscirò a farvi un discorso molto ordinato perché non ho avuto modo, secondo la mia abitudine, di prepararlo. Un discorso Fascista io mi ripromettevo di pronunciare…..”, era il periodo rivoluzionario proletario, in cui il movimento fascista non aveva ancora preso la connotazione di partito, che porterà anche alla sostituzione di “compagno” con “camerata”. Ai compagni fascisti, e alle iniziali affinità con il programma dei Fasci da Combattimento del 23 marzo del 1919, si rivolgeranno i comunisti italiani nel 1936 con L’appello ai fratelli in camicia nera” firmato da 60 dirigenti del Partito Comunista tra cui Palmiro Togliatti, sono interessanti alcuni passi dell’appello. “[…] La causa dei nostri mali e delle nostre miserie è nel fatto che l’Italia è dominata da un pugno di grandi capitalisti, parassiti del lavoro della Nazione, i quali non indietreggiano di fronte all’affamamento del popolo, pur di assicurarsi sempre più alti guadagni, e spingono il paese alla guerra, per estendere il campo delle loro speculazioni ed aumentare i loro profitti.” più avanti prosegue: “Fascisti della vecchia guardia! Giovani fascisti! Noi proclamiamo che siamo disposti a combattere assieme a voi. LAVORATORE FASCISTA, noi ti diamo la mano perché con te vogliamo costruire l’Italia del lavoro e della pace, e ti diamo la mano perché noi siamo, come te, figli del popolo, siamo tuoi fratelli, abbiamo gli stessi interessi e gli stessi nemici,...”
Le affinità storiche non si esaurisco qui. Come sappiamo il Partito Nazionale Fascista, rinnegherà il programma sansepolcrista del movimento fascista, voltando le spalle a quei lavoratori a cui inizialmente si rivolgeva. Come il fascismo novant’anni fa oggi, la classe dirigente di sinistra ha abbandonato la tutela dei lavoratori per tutelare la stabilità monetaria e la concorrenza. Non deve quindi stupire se il City Journal, rivista dei conservatori del Manhattan Institute for Policy Research, in un’interessante analisi di Fred Siegel sulla situazione politica francese afferma che Marine Le Pen, piano piano, buona buona, sarà il nuovo candidato della sinistra francese. ( Una mia libera traduzione del titolo originale French Twist, How Marine Le Pen quietly became the left-wing candidate in the French elections). Secondo Siegel questo è avvenuto perché la classe lavoratrice francese è stata abbandonata dalla sinistra, così come è avvenuto con la loro controparte in America.
Naturalmente solo un conservatore arguto e sostenitore del candidato di destra, il liberista e thatcheriano Fillon, poteva indicare con lucidità, chi realmente in Francia sta lottando contro le politiche europeiste basate essenzialmente sullo smantellamento del welfare e sulla riduzione dei salari, care al liberismo.
E’ il paradosso dell’unione monetaria europea sostenuta dalla classe dirigente di sinistra, che ha indirizzato la classe lavoratrice verso i compagni fascisti, italiani e francesi, che, forse a loro insaputa, sono in linea con il fu movimento fascista e i bolscevici di casa nostra, cioè, difendono i lavoratori, ma per i compagni fascisti, prima quelli italiani e francesi.
E’ fuorviante quindi la vecchia distinzione tra destra e sinistra, basata su vecchi schemi, quello che fece ieri la destra mussoliniana, lo sta facendo oggi la sinistra globalista. Pasolini aveva capito l’inadeguatezza di questi schemi, e denunciò con largo anticipo la nascita del nuovo autoritarismo in giacca e cravatta più pericoloso del vecchio fascismo, lo scrittore friulano aveva individuato nel pensiero ordoliberista il vero nemico di una società libera e giusta.
Il paterno autoritarismo ordoliberista ha modi pacati, educati, da anni somministra pillole avvelenate di un fuorviante sogno europeo, di un globalismo mercantile propagandato come dispensatore di benessere, ma in realtà distributore di disparità; può avere il volto dei moderati conservatori di destra (Merkel, Fillon, Rajoy) come dei moderati innovatori di sinistra (Hollande, Renzi, Tsipras), ma anche il volto dei demagoghi antidogmatici “ne di destra ne di sinistra”, come di quelli che: “fuori dall’euro c’è la sciagura”. Il nuovo pensiero ordoliberista non ha come nemico la destra e nemmeno la sinistra del manifesto di Ventottene. Il principale nemico dell’ordoliberismo sono le costituzioni progressiste come quella italiana, dove i valori di libertà e giustizia sociale sono un tutt’uno inscindibile, e non sono considerati valori distinti e contrapposti, come vuole farci credere l’ideologia ordoliberitsta del “più Europa”.
Qual’è la destra, qual’è la sinistra quindi?
Sono di sinistra quelli che considerano la libertà e la giustizia sociale come un unico valore, che ritengono siano degni di tutela il lavoro ( dipendente e imprenditoriale) e il risparmio; sono di sinistra quelli che hanno capito che grazie al più Europa, alla mattina davanti allo specchio vedono un contribuente e un risparmiatore, cornuto il primo, mazziato il secondo.
Sono di destra gli europeisti del job act e del bail in, dell’austerità espansiva, del pareggio di bilancio e del fiscal compact, delle riforme a qualsiasi costo. Ha ragione Fred Siegel, la compagna fascista Marine Le Pen sarà, a sua insaputa, la futura candidata della sinistra francese, così come gli italiani il 4 dicembre sono stati antieuropeisti a loro insaputa. Quando si perdono di vista valori della Costituzione si perde il lavoro, si perdono i risparmi, si perdono il senso di appartenenza e la speranza, la differenza tra destra e sinistra esiste ancora, ma non è più quella di una volta. Così è (se vi pare), e anche se non vi pare.

venerdì 2 dicembre 2016

L’Italia è una repubblica fondata sul mercato.


Abbiamo visto come il vero scopo della riforma sia l’assoggettamento della Costituzione e del Popolo Italiano all’Unione Europea. Di fatto il principio sancito dall’articolo 1 della Costituzione, l’Italia è una repubblica democratica fondata sul Lavoro, in caso di vittoria del SI, verrà sostituito, nella sostanza, anche se sarà presente nella forma, dal nuovo principio, L’Italia è una repubblica oligarchica fondata sul nercato, sulla stabilità dei prezzi e della moneta.
Ho trovato tragicamente sarcastico, ma orribilmente reale la riscrittura dei primi dodici articoli della Costituzione realizzati da "Filippo" sul blog "Il Pedante":

Art. 1.
La Provincia italiana dell'Unione europea è una Plutocrazia oligarchica, fondata sul profitto. La sovranità appartiene al mercato, che la esercita attraverso l'oligarchia alla luce dei progressivi limiti di accettazione dell'opinione pubblica.

Art. 2.
La Plutocrazia disconosce l'esistenza di diritti inviolabili dell'individuo, sia come singolo, sia nelle reti sociali ove si palesa la sua specificità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà cosmetica, egoismo economico, e autismo sociale.

Art. 3.
Tutti gli attori del mercato hanno dignità in misura proporzionale alla loro capacità di spesa, e sono diversi davanti alla legge, dovendosi considerare il sesso, l'orientamento sessuale, la razza, la lingua, la religione, i pregiudizi politici, le condizioni personali e sociali.
E' compito della Plutocrazia rimuovere gli ostacoli di ordine etico ed ed i retaggi ideologici, che, limitando di fatto la concorrenza e la meritocrazia, impediscono il pieno sviluppo del mercato, e l'effettiva reificazione di tutti gli individui nell'organizzazione tecnocratica, economicistica e postumana della Provincia.

Art. 4.
La Plutocrazia riconosce l'immutabilità delle leggi economiche, e la necessità di una quota fisiologica di disoccupazione determinata dal ciclo economico. Ogni individuo è libero di svolgere una attività o una funzione che massimizzi la sua ricchezza materiale o la sua popolarità.

Art. 5.
La Plutocrazia, espressione dell'Unione europea, indebolisce progressivamente le autonomie locali; attua nei servizi che da essa dipendono, la massima centralizzazione amministrativa; adegua i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'Unione e dell'oligarchia.

Art. 6.
La Plutocrazia tutela con apposite buone pratiche le minoranze linguistiche della Provincia, con particolare riguardo per quella italiana.

Art. 7.
La Plutocrazia e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati alla luce della pubblica opinione. Le modificazioni dei rapporti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione formale delle norme.

Art. 8.
Tutte le confessioni religiose sono egualmente deprecabili e superate. Le teorie economiche diverse dal liberismo sono da considerarsi infondate ed utopiche nella misura in cui contrastino con l'ordinamento economico e giuridico della Provincia. I loro rapporti con l'Eurocrazia sono regolati attraverso la creazione di apposite categorie nel dibattito pubblico.

Art. 9.
La Tecnocrazia promuove lo sviluppo della cultura delimitandone con precisione gli ambiti e la ricerca scientifica e tecnica orientate alle esigenze del mercato e della competizione globale. E' indifferente al paesaggio e negligente verso il retaggio storico e artistico della Provincia quando essi non siano monetizzabili.

Art. 10.
L'ordinamento giuridico della Provincia si conforma alle norme del diritto europeo ed internazionale generalmente riconosciute. La condizione giuridica del migrante è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Il migrante, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà economiche garantite dalla Costituzione della Provincia italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Tecnocrazia, secondo le legittime necessità di deflazione salariale dei padroni. Non è ammessa l'espulsione del migrante per formalità giuridiche.

Art. 11.
La Provincia italiana riconosce la guerra come strumento di salvaguardia dei propri interessi e di quelli dei suoi alleati e come mezzo didattico verso i popoli non democratici; si adegua alle scelte europee e transatlantiche per assicurare l'espansione del blocco occidentale che assicuri la stabilità della propria influenza; promuove interventi unilaterali nelle aree contese.

Art. 12.
La bandiera della Plutocrazia è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni. Può essere utilizzata esclusivamente insieme alla bandiera dell'Unione europea, rispettando il parametro numerico massimo di una a dieci.


domenica 4 settembre 2016

Testicoli sesquipedali

Testicoli sesquipedali ha un impatto erotico sarcastico superiore al più comune teste di cavolo, con cavolo pronunciato con due zeta. L’aggettivo sesquipedale nelle sue accezioni: enorme, smisurato, madornale, è figurativamente più efficace anche del semplice accrescitivo anatomico -one, perché l’utilizzo di testicolo sesquipedale ha valenza soprattutto nei confronti di chi mente sapendo di mentire, oppure omette scientemente informazioni che potrebbero inficiare le affermazioni espresse, ed esclude chi, per impossibilità o negligenza, accetta la condizione di -one, di solito accostato  al pube femminile nelle cementificate lande venete.
Mi riferisco alla quasi totalità della nostra classe digerente e ai loro consapevoli complici dell’informazione mainstream.
Per esempio non è stata data nessuna informazione sull’indagine interna del FMI che denuncia il più grave episodio nella storia dell’istituzione di Bretton Woods in merito alla gestione della crisi dell’eurozona e della crisi greca in particolare. Il FMI chiede scusa per il sacrificio inutile imposto alla Grecia. La regola è: prima ti ammazziamo poi ti chiediamo scusa, ma te lo chiediamo in modo tecnico, lo pubblichiamo nei nostri report tecnici, ma non te lo spieghiamo.
Tecnicamente si tratta di un errore di stima sul moltiplicatore fiscale della Grecia. Praticamente significa che tutti i sacrifici fatti dai greci, e dagli italiani, sono inutili. Compresi i sacrifici dei nostrani azionisti delle banche venete.
Il moltiplicatore fiscale, assieme al moltiplicatore monetario, è un numeretto che ci dice: come, quanto e in che direzione agiscono gli interventi del governo e dell’autorità monetaria nella gestione della crisi.
Se ipotizzo che il moltiplicatore fiscale è 0,5 allora una diminuzione delle spesa pubblica ha effetti positivi sia sull’economia che sul debito pubblico. Ma se ipotizzo uno 0,5 e pianifico le scelte economiche di austerity su questo dato, ma nella realtà il moltiplicatore fiscale è superiore all’uno, come il caso della Grecia e dell’Italia, una diminuzione della spesa pubblica ha effetti contrari a quelli auspicati, il risultato sarà un aumento del debito pubblico, una diminuzione del PIL, un aumento del rapporto deficit/PIL e un aumento della disoccupazione.
La porcata consiste nel fatto che tutti gli esperti economici a livello mondiale sanno che i moltiplicatori fiscali reali di quasi tutti i paesi sono superiori ad uno, e sono casi rari, quasi inesistenti, i moltiplicatori fiscali reali sotto l’uno.
La logica dell’austerity per funzionare ha bisogno che il moltiplicatore fiscale sia inferiore a uno, se è superiore l’austerity non funziona. Le aziende chiuse o fallite, i disoccupati, gli azionisti espropriati hanno cominciato ad assaporare il gusto della disinformazione. Spero che fra questi non vi siano anche coloro che hanno festeggiato all’avvento di Monti & C.
Forse qualcuno comincia a capire che uno dei principali mantra della disinformazione è in realtà uno specchietto per gli allocchi. Per adesso quello che posso fare è informare.

AEP: il FMI ammette la sua disastrosa infatuazione per l’euro, chiede scusa per il sacrificio della Grecia.

sabato 9 luglio 2016

Quanto ci costa la demagogia del: “più Europa”























Il grafico qui sopra (fonte: Vincitori e Vinti) comprensibilissimo alla casalinga di Voghera e alla housewife di Ottringham, risulta incomprensibile solamente ai remain nostrani.
Il grafico mostra che la borsa di Milano (linea rossa) vale il 25% in meno dall’inizio dell’anno, mentre la perfida Albione (linea blu), al netto dello scivolone Brexit, ha guadagnato il 5%.
Secondo voi chi è diventato più povero?
Il confronto è tra due paesi che appartenevano entrambi all’Europa, con la differenza che quello che ha perso di più appartiene anche all’eurozona, cioè è legato alla demagogia “più Europa”.
Al netto delle contingenze giornaliere, i piùeurpeisti preannunciano sfracelli per la Gran Bretagna, però ho notato che nessun organo di informazione sostenitore del “più Europa”, ha riportato il discorso di Nigel Farage al parlamento europeo. Farage si è permesso anche di canzonare chi lo sfotteva: “Ascoltate, per un momento, un po’ di economia semplice e pragmatica. Tra di noi, tra i vostri paesi e il mio paese, c’è un’enormità di commercio in beni e servizi. Questo commercio porta benefici a entrambe le parti. Questo conta. Se voleste tagliarvi via il naso dalla faccia, se voleste rifiutare qualsiasi idea su un accordo ragionevole, le conseguenze sarebbero assai peggiori per voi di quanto lo siano per noi. (…) Ma se vorrete andare al punto di reintrodurre i dazi doganali sui prodotti come le automobili, centinaia di migliaia di lavoratori tedeschi rischierebbero il proprio lavoro”, guarda caso l’assemblea europea era presieduta dal suo presidente tedesco. Angela Merkel, che è la meno stupida del gruppo, ha stabilito subito: “Indietro tutta!”
Scusate se vi pongo alcune domande: ma è più demagogico il populismo del “fuori dall’Europa” o è più demagogico l’intellettualismo elitario del “più Europa”?
Demagogia è un termine di origine greca (composto di demos, "popolo", e aghein, "trascinare") che indica un comportamento politico che tendente a ottenere il consenso delle masse lusingando le loro aspirazioni, specialmente economiche e di sicurezza sociale, con promesse difficilmente realizzabili.”
Le promesse difficilmente realizzabili le hanno fatte i fuori Europa o i più Europa?
Se la Grecia nel 2011 era il più grande successo dell’Euro, la Brexit nel 2016 è il più grande successo di chi, o di che cosa?

domenica 26 giugno 2016

Lettera di una persona semplice


Cari Studiati,
ho letto i vostri commenti al risultato ella Bressit. Io non sono studiato perché mio padre un giorno mi ha detto: “Omero doman non te ve scola, parché bisogna tirar su le panoce”, così mi sono fermato definitivamente alla seconda elementare, ma voi studiati dovreste spiegarmi perché quando il popolo vota come volete voi è maturo e democratico, mentre quando vota come non volete voi è bue e ignorante.
Comunque avete ragione voi la Bressit è stata una siagura, i 400 uomini più ricchi del mondo hanno perso 127 miliardi, i 400 milioni di uomini più poveri e ignoranti del mondo non hanno perso nulla. Bisognerebbe abolirli sti poveri, così la smetto a non rimetterci quando le borse calano.
Cordialmente vostro
Omero Ciacola

sabato 25 giugno 2016

Il dio mercato non esiste: è una bufala


L’ottimo paretiano, l’equilibrio di Nash combinati col dilemma del prigioniero dimostrano che l’iniziativa degli industriali di Parma (basta profitti a ogni costo e più impegno civile), riportatanell’articolo di Sergio Noto, ha un suo fondamento teorico in economia e smentisce la teoria dei profeti del dio mercato. Questo vuol dire che perseguire il proprio interesse personale ad ogni costo, non porta ad una società migliore e alla fine fa guadagnar meno, o perdere di più, anche al singolo.
L’ottimo paretiano è un concetto di grande importanza in economia: un Ottimo di Pareto si definisce come una situazione nella quale non sia possibile aumentare la ricchezza di una persona senza diminuire la ricchezza di un’altra. L’importanza dell’ottimo di Pareto è intuitiva: se esiste una soluzione che comporta un incremento del guadagno di qualcuno senza che nessuno subisca delle perdite, vuol dire che esistono delle risorse che non sono state utilizzate o che sono state allocate male; meglio quindi cambiare soluzione.
L’equilibrio di Nash, concetto che sta all’interno dell’ampia teoria dei giochi, rappresenta la situazione nella quale un gruppo di persone si viene a trovare se ogni componente del gruppo fa ciò che è meglio per sé, cioè mira a massimizzare il proprio profitto a prescindere dalle scelte degli avversari. L’equilibrio di Nash è la soluzione del gioco, in quanto nessuno dei giocatori ha interesse a cambiare strategia. Tuttavia, non è detto che l’equilibrio di Nash sia la soluzione migliore per tutti. Infatti, se è vero che in un equilibrio di Nash il singolo giocatore non può aumentare il proprio guadagno modificando solo la propria strategia, non è affatto detto che un gruppo di giocatori, o, al limite, tutti, non possano aumentare il proprio guadagno allontanandosi congiuntamente dall’equilibrio (cioè cooperando tra loro). È noto infatti che l’equilibrio di Nash può non essere un ottimo di Pareto.
Nel “dilemma del prigioniero” le possibili scelte per due galeotti in celle diverse e senza la possibilità di comunicare sono: parlare (accusando l’altro) o non parlare.
  1.  Se entrambi non parlano avranno una pena leggera (1 anno);
  2. Se entrambi parlano, accusandosi a vicenda, avranno una pena pesante (6 anni);
  3. Se fanno scelte diverse, quello che accusa l’altro avrà la libertà (0 anni) mentre quello che non parla avrà una pena leggermente più pesante (7 anni) che non se avessero confessato entrambi.
Se entrambi i prigionieri conoscono queste regole e non possono e/o non vogliono prendere accordi, la scelta più conveniente e che corrisponde all’equilibrio di Nash è per entrambi di parlare. Infatti se uno parla ha la possibilità di farla franca o di prendere al massimo 6 anni, se non parla corre il rischio di prendere 7 anni, ma è certo di fare un anno di galera. La soluzione del gioco è quindi che entrambi confessino, ottenendo 6 anni di carcere ciascuno. Ma l’aspetto più interessante del dilemma del prigioniero è che tutte le combinazioni diverse dall’equilibrio di Nash, sono ottimi paretiani.
La strategia dove entrambi non confessano comporta una anno di carcere ciascuno, cioè due anni di carcere complessivi; che è un ottimo paretiano. La strategia dove uno confessa e l’altro non confessa comporta la libertà per uno e sette anni di carcere per l’altro, complessivamente sette anni di carcere; anche questa è un ottimo paretiano, perché passare da questa a quella dove tacciono entrambi, significa per uno dei due peggiorare la propria situazione, passare da un anno di carcere a sette anni. Mentre la soluzione del gioco, cioè l’equilibrio di Nash è la peggiore perché comporta dodici anni di carcere complessivi.
Il dilemma del prigioniero mette in luce un concetto cardine dell’economia: l’ottimo di Pareto è razionale dal punto di vista collettivo, ma non lo è affatto dal punto di vista individuale; in sostanza, se gli N agenti di un gioco (e quindi, per estensione, di un mercato) agiscono secondo la razionalità individuale, cioè col solo fine di massimizzare il proprio profitto personale, non è detto che essi raggiungano un ottimo di Pareto. Per completezza d’informazione ricordiamo che Amartya Kumar Sen, premio Nobel per l’economia 1998, ha dimostrato matematicamente l‘impossibilità di perseguire l’efficienza ottimale, secondo Vilfredo Pareto, e insieme il liberismo economico tanto di moda oggi. Fanno bene gli industriali di Parma a collaborare per il bene della città, perchè il “dio mercato” e il suo profeta, il profitto ad ogni costo, sono una bufala, peggiorano e non migliorano la società.

martedì 17 maggio 2016

Nel M5S non ci sono due morali


In questi giorni ho letto molti commenti sul caso Pizzarotti. E’ evidente che nessuno ha capito cos’è il M5S.
Il M5S è un partito rivoluzionario, e come tutti i partiti rivoluzionari non è democratico ma vuole insegnare agli altri la democrazia.
Non erano democratici i giacobini di Robespierre, non lo erano i fascisti di Mussolini, non lo erano i comunisti russi di Lenin, non lo erano i comunisti italiani di Gramsci e Togliatti. Tutti volevano una società nuova, più onesta e più bella “che pria” diceva Petrolini, tutti i movimenti rivoluzionari avevano dei nemici esterni, tutti avevano i traditori interni, tutti avevano una élite illuminata che sapeva cosa era giusto o sbagliato.
Nel Movimento non esiste nessuna doppia morale, ma solamente una. Decidono Grillo Giuseppe e Casaleggio Davide fu Gianroberto il resto è …....
Una persona di media cultura aveva la possibilità di capire tutto, subito dopo l’uscita del non statuto e delle non regole in esso contenute, ma le rivoluzioni hanno un fascino particolare, ammaliano, ti regalano un sogno, ti fanno sentire importante, ti fanno credere di essere libero anche se non lo sei.
 L’anarco-autoritarismo di Grillo e Casaleggio è geniale, onore ai più intelligenti. I pentamovimentisti nascono con il non statuto, i grillini (amici di Beppe Grillo si chiamavano) cessano di esistere con esso.
Io ebbi la fortuna di capire la vera natura del movimento un pochino prima di altri, prima in un incontro tenuto a Treviso il 25 ottobre 2008 di “persona personalmente” con Grillo, quando un gruppo di illusi (tra cui il sottoscritto) illustrò a Grillo il progetto Italia a 5 stelle e Veneto a 5 Stelle. Idee presenti da tempo nel movimento ma concretizzatesi in due incontri. Uno a Vicenza il 28 giugno 2008, organizzato dall’allora meet up 3, l’altro sempre lo stesso giorno ad Ostia, organizzato dai matacchioni romani della famosa prima ora. 
Grillo a quei temerari disse: “Siete troppo avanti, abbiate pazienza, ci vediamo a Gennaio (2009) e ne parliamo”, ci trovammo con il Non Statuto e il Movimento 5 Stelle confezionati. Non era quello che desideravamo, ma vedere 5 Stelle nel nome ci consolò, ma qualche dubbio rimase.
Poi venne la dura legge del gol, alle elezioni regionali venete del 2010 fu chiaro l’indirizzo del Movimento ma soprattutto chi comandava e in che modo. In quell’occasione alcuni commisero il delitto di lesa maestà, e furono espulsi, fu un grillino veneto, che con ostinazione credeva veramente nel motto “uno vale uno”, il primo ad essere espulso a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno, allora la cosa rimase confinata solo nelle cronache locali. Altri, che saranno espulsi dopo, sapevano e tacquero.
Quindi sbaglia chi chiede democrazia al movimento, non ha capito nulla, in questo hanno ragione i penta-stellati, il sol dell’avvenir di un futuro radioso passa attraverso la dittatura della élite, è sempre stato così in passato, e lo è oggi per il Movimento a 5 Stelle. E’ la rivoluzione bellezza, se la cosa non ti piace esci e fai qualcos’altro.
Non ci sono buoni o cattivi, ma rivoluzionari e democratici, non si posson servire due padroni, “Così è si vi pare” e anche se non vi pare.

giovedì 14 aprile 2016

17 aprile: giornata nazionale del dialogo in ricordo di Guido Calogero, contro l'imbecillità collettiva.


La dea storia a volte si diverte alle nostre spalle, in un momento storico di stitichezza concettuale e di diarrea verbale, vuol vedere se abbiamo imparato qualcosa dalle sue lezioni e per verificarlo ci propone delle coincidenze istruttive. Una di queste è il 17 aprile.

Come quasi tutti sanno il 17 aprile ci saranno le votazione per il referendum sulle trivelle petrolifere, forse non molti sanno che il prossimo 17 aprile è anche il trentesimo anniversario della morte di Guido Calogero, un politico troppo intelligente e lungimirante per essere ricordato in un paese con troppi apprendisti stregoni. La lettura dei suoi saggi è un toccasana per la mente e per chi vuole capire: perché viviamo in un periodo di crisi, perché i risparmi vanno in fumo, perché i giovani non trovano lavoro, perché oggi stiamo peggio di trenta anni fa. Perché stiamo perdendo la libertà.

A mio avviso la data della sua morte, per la strana e curiosa coincidenza con questo referendum dovrebbe essere celebrata come giornata nazionale del dialogo come cura contro l'imbecillità collettiva.

Oltre che un grande maestro di democrazia, Bobbio lo definì maestro del dialogo, infatti Calogero definiva la vera democrazia, non il paese degli oratori, ma il paese degli ascoltatori, più che nella bocca, la democrazia è nelle orecchie. Qui si intuisce subito perché in un paese dove la priorità è la delegittimazione dell'avversario, indipendentemente dall'argomento (banche o trivelle), un gigante del pensiero democratico come Calogero sia scomodo e quindi dimenticato.

Infatti, è proprio la mancanza di dialogo tra Governo e Regioni che ci farà spendere dei soldi che potevano essere risparmiati, inoltre sfido chiunque a definire dialogo chiarificatore un qualunque talk show sull'argomento.

Calogero partiva dal presupposto che la democrazia è il sistema di contare le teste invece che di romperle. Ma per contare o rompere le teste ci vuole qualcuno che le rompa o le conti. La democrazia quindi, non è un concetto astratto, ma è un modo di comportarsi, un modo di agire di Caio o di Tizio, mio e tuo. Per Calogero la domanda “che cos'è la democrazia?” deve essere riformulata nella domanda “che cosa debbo fare per essere un buon democratico?”. “Tu devi- diceva Calogero- non rompere le teste degli alti ma contarle”

Assistere a spaccamenti di teste collettive, benché la sua frequenza stia aumentando, è ancora abbastanza raro, invece è molto più frequente, osservava Calogero, l'atteggiamento di non tener conto degli altri, a fare in modo che la volontà altrui non ostacoli per nulla il raggiungimento dei nostri fini. E' l'atteggiamento tipico del bambino che vuole mangiarsi tutta la torta anche se ci sono altri bambini che ne vogliono un pezzetto anche loro. Questo atteggiamento fanciullesco viene camuffato da astuti ciarlatani con scarso senso democratico come decisionismo.

E qui vediamo subito che gli uomini di scarso senso democratico son già coloro che tendono a sopraffare gli altri nella conversazione , che non stanno a sentire quello che gli altri dicono, che tagliano loro la parola prima che essi abbiano finito di esporre il loro pensiero.

Le persone che hanno qualcosa di intelligente da dire solitamente sono le più rispettose, la violazione del metodo democratico del dialogo vedrà i mediocri verbosi sopraffare gli intelligenti timidi.

Inoltre, i mediocri verbosi hanno come alleato l'astensionismo dell'opinione, attività tipica di chi non vuole fare nessuno sforzo di pensare con la propria testa e assumersi la responsabilità delle sue idee.

L'arma dei timidi, quindi, è riappropriarsi del dialogo democratico, il 17 aprile è importante andare a votare, perché ci costringono a votare su una questione che poteva essere risolta con il dialogo e il buon senso, quindi possiamo insegnare l'arte del dialogo ai nostri governanti andando a votare.

Il 17 aprile misureremo il nostro senso democratico e speriamo che Guido Calogero non si rivolti nella tomba nel male augurato caso in cui l'imbecillità collettiva prevarrà, mentre le nostre menti migliori, da anni, risolvono il problema agli altri.

martedì 12 aprile 2016

L’€uro batte Gesù 8 a 0. (Parte prima)




L’€uro batte Gesù 8 a 0. (Parte prima)

Nel suo programma elettorale, il famoso “discorso della Montagna”, Gesù usa i toni più duri, non contro il sesso, ma contro Mammona. Gesù non ha mai detto chi ama il sesso odia Dio, ha detto chi ama il sesso è un “birichino”, ma ha chiaramente spiegato che: Nessuno può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire a Dio e a mammona.
Che il suo discorso programmatico anti Mammona non fosse una scelta azzeccata lo attestano le primarie dell'epoca, infatti, il Nazzareno perse il ballottaggio con Barabba, che aveva un rapporto meno conflittuale con Mammona. Bisogna dire che il sant’Uomo se l’era cercata. Non solo fece un programma elettorale di due paginette talmente chiaro, che tutti, ancora oggi, fanno finta di non capire, ma va nel tempio a fare casino con i cambia soldi: ma Benedetto Figlio del Padre, non si fa così, se disturbi la finanza poi si alza lo spead. I Farisei che di denaro ne capivano, lo prendevano in giro, e gli dicevano: “Ma dove vai con queste idee”. Infatti, che Gesù stia perdendo alla grande contro Mammona è sotto gli occhi di tutti, tanto che Papa Francesco ha dovuto ricordare ai fedeli il passo del Vangelo.
A questo punto qualcuno potrebbe dirmi che Mammona oggi ha diversi nomi: dollaro, yen, yuan, sterlina, franco svizzero, anche loro sono incompatibili con Gesù, non solo l’euro.
L’osservazione è giusta, ma, mentre le altre monete sono principalmente valute e diventare un devoto servitore del dollaro, dello yuan o della sterlina, è una libera scelta del singolo, l’euro non è solamente una valuta, l’€uro è una religione, è un sistema di governo. L’€uro è un dio crudele che ha bisogno di sacrifici, in aperto conflitto con Gesù.
Intendiamoci, chi non crede nel messaggio di Cristo, non ha problemi di coerenza, ma i cattolici che sostengo l’€uro sono in aperta contraddizione con la fede che professano.
Chi avrà la pazienza di proseguire non si pentirà.
Innanzitutto vediamo come l'€uro realizzi in pieno il significato di Mammona. Con una breve ricerca su internet, troviamo che il significato del termine mammona, nella radice ebraica, ha lo stesso significato di una parola che usiamo al termine di una preghiera, "amen", che nella nostra lingua significa "così sia", cioè qualcosa che è sicuro, che è certo, che non si discute. Ebbene, il termine "Mammona", nella lingua aramaica ed ebraica, significa ciò che è certo, ciò che da sicurezza, ciò su cui si può contare. Quindi, "Mamon", "Mammona", definisce tutto quello su cui si può contare. Non mi sembra che ci siano dubbi sul fatto che si possa contare sull'euro, lo sanno benissimo i greci che per l'€uro hanno appena ceduto i loro porti e aeroporti ai tedeschi. Se poi qualcuno di voi mi sa spiegar perché i soldi per salvare la Grecia li tiriamo fuori tutti, ma i porti se li prendono i tedeschi, lo ringrazierò. Primo mistero gaudioso dell’€uro.
Ma ritorniamo a bomba. Vediamo perché l’€uro è una religione in netto contrasto con il cristianesimo. Gesù ha detto chiaramente, e qualche volta anche scandalizzando, che la ricchezza deve essere al servizio dell’uomo, l’€uro invece ha come presupposto inderogabile il servizio dell’uomo alla ricchezza. La religione cristiana e la religione eurista sono esattamente l’opposto l’una dell’altra.
Gesù non condanna il semplice possesso ma la concezione e l’uso dei soldi, non si può “ servire il denaro”. Keynes 1900 anni dopo Cristo introducendo la differenza tra “moneta come mezzo di scambio” e “moneta come riserva di valore”, questa distinzione ci aiuta a capire la differenza tra l’euro come denaro e l’€uro come religione (mammona).
Per capire meglio questa antinomia vediamo qual è il progetto economico di Gesù e quello dell’€uro.
La teoria economica di Gesù e di suo Papà, cioè del Grande Capo, si trova nella parabola del fattore imbroglione, chi non la ricorda può leggerla nel vangelo di Luca 16,1-13 .

Gesù il fattore imbroglione e l’economia del benessere.

La parabola racconta di un amministratore imbroglione che vien scoperto dal padrone, che, prima di mandarlo via, gli ordina di fargli i conti. Il fattore imbroglione approfitta della cosa facendo degli sconti ai debitori del padrone, quindi, all'imbroglio che aveva già fatto al padrone, aggiunge pure quest'altro imbroglio!
Gesù sorprende tutti con il finale della parabola: "Il padrone lodò quell'amministratore
disonesto, perché aveva agito con scaltrezza". Quindi Gesù, in questa parabola, mette in bocca al padrone, che pur era stato imbrogliato, un elogio per questo fattore, perché vedendosi perduto aveva usato scaltrezza.
Ma che razza di economista è questo Gesù, capite che avevano ragione i Farisei a canzonarlo.
Questa parabola serve a Gesù per introdurre l'insegnamento che rivolge ai suoi discepoli e quindi ai credenti di tutti i tempi. "Ebbene io vi dico. procuratevi amici con l'iniqua Mammona".
Gesù non ha mai avuto parole contro il benessere della gente. Anzi, la volontà di Dio è che l'uomo stia bene, ed è stato chiaro da subito che la volontà di Dio era: "Che nel mio popolo
nessuno sia bisognoso". Questa è la principale volontà di Dio e tutte le leggi che il Capo aveva emesso erano concepite perché nessuno nel suo popolo fosse bisognoso e Cristo lo ribadiva anche a costo di scandalizzare.
Quindi il benessere non è malvisto, il benessere non è negativo, ma fa parte della volontà di Dio. Che il popolo viva bene, che il popolo sia nel benessere non deve essere visto come qualcosa da rifiutare, ma un qualcosa da cercare. Per Gesù però se il benessere è positivo deve esserlo per
tutti. Il benessere diventa negativo quando appartiene soltanto ad una piccola parte della popolazione, mentre la stragrande maggioranza ne è priva. Allora Gesù, in questo insegnamento, provocatoriamente dice: "Procuratevi amici con l'iniqua Mammona". Ai tempi di Gesù i preti distinguevano la ricchezza (Mammona), tra ricchezza onesta e ricchezza disonesta. Per Gesù la ricchezza è sempre "ingiusta", perché in qualche maniera chi accumula, sottrae agli altri. Attraverso il paradosso dell’amministratore infedele, Cristo propone di usare il denaro, la ricchezza, per farsi degli amici. Chi sono questi amici? Coloro che non sono nel benessere.
Possiamo dire che Gesù teorizza una società del benessere, una economia dove l’uomo non è un fattore produttivo ma l’oggetto principale del progresso e della crescita economica. Una società dove l’efficienza produttiva sia finalizzata al benessere dell’uomo, nessuno escluso, nemmeno quelli che non sono cristiani.
Attenzione però, una società del benessere non deve diventare una società di fannulloni. Su questo punto San Paolo è stato chiarissimo “chi non vuol lavorare neppure mangi”, attenzione: non chi non può, ma chi non vuole. L’impegno nel lavoro è una componente importantissima nella teoria economica cristiana, come altrettanto importante è il riconoscimento del merito. Nella parabola dei talenti Gesù mette in evidenza che tra gli uomini ci sono diverse capacità, e quindi diversi compensi, l’unico escluso è quello che non si è dato da fare, quello che ha sotterrato il talento.
Riassumendo la teoria economica di Gesù prevede che tutti si diano da fare, che venga riconosciuto il merito, ma che nessuno sia nel bisogno, il tutto nel rispetto dell’ambiente, nulla di complicato.
E’ palese che il mondo segue regole diverse da quelle consigliate da Gesù, qui non si vuole esprimere un giudizio su quello che è giusto o meno, lo scopo è quello di evidenziare l’incompatibilità delle regole che ci governano con il cristianesimo, e tra tutte le regole quelle che disciplinano l’euro sono le più lontane dal messaggio cristiano. Ognuno è libero di scegliere quali valori seguire. Personalmente considero l’Euro non solo in contraddizione con il cristianesimo, ma anche illiberale e antidemocratico. Credo che chi si professa democratico, liberale e/o liberista, ed è un sostenitore dell’euro, sia in contraddizione tanto quanto lo sono i cattolici sostenitori dell’euro. Il paradosso è che l’anticristiano €uro è sostenuto ampiamente del mondo politico cattolico PD, NCD. Ma l'euro non è solo cattolico è anche sostenuto da una parte della cultura comunista, Rifondazione, SEL, l’Altra Eurpa con Tsipras, e anche da parte di sedicenti liberal-liberisti, Scelta Civica e FI. Un bel miscuglio di incoerenza.
Le incoerenze dei democratici (cristiani e non), dei comunisti e dei liberal-liberisti le vedremo in seguito, ritorniamo alle incoerenze dei cristiano-euristi. Nella seconda parte vedremo i valori anticristiani dell’euro