La dea storia a volte si diverte alle nostre spalle, in un
momento storico di stitichezza concettuale e di diarrea verbale,
vuol vedere se abbiamo imparato qualcosa dalle sue lezioni e per
verificarlo ci propone delle coincidenze istruttive. Una di queste è
il 17 aprile.
Come quasi tutti sanno il 17 aprile ci saranno le votazione per il
referendum sulle trivelle petrolifere, forse non molti sanno che il
prossimo 17 aprile è anche il trentesimo anniversario della morte di
Guido Calogero, un politico troppo intelligente e lungimirante per
essere ricordato in un paese con troppi apprendisti stregoni. La
lettura dei suoi saggi è un toccasana per la mente e per chi vuole
capire: perché viviamo in un periodo di crisi, perché i risparmi
vanno in fumo, perché i giovani non trovano lavoro, perché oggi
stiamo peggio di trenta anni fa. Perché stiamo perdendo la libertà.
A mio avviso la data della sua morte, per la strana e curiosa
coincidenza con questo referendum dovrebbe essere celebrata come
giornata nazionale del dialogo come cura contro l'imbecillità
collettiva.
Oltre che un grande maestro di democrazia, Bobbio lo definì maestro
del dialogo, infatti Calogero definiva la vera democrazia, non
il paese degli oratori, ma il paese degli ascoltatori, più che
nella bocca, la democrazia è nelle orecchie. Qui si intuisce subito
perché in un paese dove la priorità è la delegittimazione
dell'avversario, indipendentemente dall'argomento (banche o
trivelle), un gigante del pensiero democratico come Calogero sia
scomodo e quindi dimenticato.
Infatti, è proprio la mancanza di dialogo tra Governo e Regioni che
ci farà spendere dei soldi che potevano essere risparmiati, inoltre sfido chiunque a
definire dialogo chiarificatore un qualunque talk show
sull'argomento.
Calogero partiva dal presupposto che la democrazia è il sistema
di contare le teste invece che di romperle. Ma
per contare o rompere le teste ci vuole qualcuno che le rompa o le
conti. La democrazia quindi, non è un concetto astratto, ma è un
modo di comportarsi, un modo di agire di Caio o di Tizio,
mio e tuo. Per
Calogero la domanda “che cos'è la democrazia?” deve essere
riformulata nella domanda “che cosa debbo fare per essere un buon
democratico?”. “Tu devi- diceva Calogero- non rompere
le teste degli alti ma contarle”
Assistere a spaccamenti di teste
collettive, benché la
sua frequenza stia aumentando, è ancora abbastanza raro, invece è
molto più frequente, osservava Calogero, l'atteggiamento di non
tener conto degli altri, a fare in modo che la volontà altrui non
ostacoli per nulla il raggiungimento dei nostri fini. E'
l'atteggiamento tipico del bambino che vuole mangiarsi tutta la torta
anche se ci sono altri bambini che ne vogliono un pezzetto anche
loro. Questo atteggiamento fanciullesco viene camuffato da astuti
ciarlatani con scarso senso democratico come decisionismo.
E qui vediamo subito che gli uomini di scarso senso democratico
son già coloro che tendono a sopraffare gli altri nella
conversazione , che non stanno a sentire quello che gli altri dicono,
che tagliano loro la parola prima che essi abbiano finito di esporre
il loro pensiero.
Le persone che hanno qualcosa di
intelligente da dire solitamente sono le più rispettose, la
violazione del metodo democratico del dialogo vedrà i
mediocri verbosi sopraffare gli intelligenti timidi.
Inoltre, i mediocri verbosi hanno
come alleato l'astensionismo
dell'opinione, attività
tipica di chi non vuole fare nessuno sforzo di pensare con la propria
testa e assumersi la responsabilità delle sue idee.
L'arma
dei timidi, quindi, è riappropriarsi del dialogo democratico, il 17
aprile è importante andare a votare, perché ci costringono a
votare su una questione che poteva essere risolta con il dialogo e il
buon senso, quindi possiamo insegnare l'arte del dialogo ai nostri
governanti andando a votare.
Il
17 aprile misureremo il nostro senso democratico e speriamo che Guido
Calogero non si rivolti nella tomba nel male augurato caso in cui
l'imbecillità collettiva prevarrà, mentre
le nostre menti migliori, da anni, risolvono il problema agli altri.
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